Chi ha inventato le carte da gioco? La storia del mazzo da 52 carte

Chi ha inventato le carte da gioco? La storia del mazzo da 52 carte

2023-09-04, di
Julia Madajczak

Julia Madajczak è una storica dell’Università di Varsavia, in Polonia. Ha un dottorato di ricerca in Studi Culturali e lauree magistrali in Archeologia e Antropologia Culturale. Scopri di più su di lei:
https://uw.academia.edu/JuliaMadajczak
https://www.researchgate.net/profile/Julia-Madajczak

La storia del mazzo di 52 carte in breve

Le carte da gioco hanno avuto la loro origine in Cina tra il IX e il XIII secolo d.C. Successivamente, si sono diffuse in Persia e nell’Egitto musulmano, raggiungendo infine l’Europa attraverso la penisola iberica nel XIV secolo. Le prime carte europee, cioè quelle a semi latini, erano basate sul mazzo arabo (“moresco”). Entro il XV secolo, in varie regioni d’Europa erano stati sviluppati nuovi disegni e mazzi locali e, intorno al 1480, i francesi hanno integrato alcune caratteristiche tedesche per creare un mazzo da 52 carte ottimizzato per la produzione a basso costo. Nel XIX secolo, i produttori britannici e americani di carte da gioco hanno apportato miglioramenti al design francese, accrescendo la comodità per i giocatori e la durata nel tempo delle carte. Ciò ha portato alla creazione del mazzo standard di 52 carte, che è oggi il più diffuso a livello mondiale.

Le moderne carte da gioco standard: il re e il 6 di fiori.
Figura 1. Le moderne carte da gioco standard: il re e il 6 di fiori.

Reso celebre da giochi come il bridge, il poker e il solitario online, il mazzo da 52 carte è il più utilizzato dai giocatori di tutto il mondo. Il mazzo è composto da due semi neri, i fiori () e le picche (), e due semi rossi, i rombi () e i cuori (). Ciascun seme presenta tre figure (re, regina e jack) e dieci carte numeriche, note anche come carte non figurate, che spaziano da uno (asso) a dieci. Gli angoli delle carte sono arrotondati, con un indice che visualizza il simbolo del seme e il numero corrispondente (2–10), oppure una lettera per le figure: re, regina e jack (indicati con K, Q e J rispettivamente). L’asso è contrassegnato con la lettera A. Tutte le carte sono a doppia testa (cioè, la metà superiore e quella inferiore della carta sono speculari l’una all’altra). Le figure specchiate mostrano soltanto le parti superiori del corpo e la testa dei personaggi rappresentati, mentre le carte numeriche riportano il numero corrispondente di simboli del seme (Figura 1). Se ti sei mai chiesto come e quando tutte queste caratteristiche si sono unite, chi ha inventato le carte da gioco, da dove provengono i simboli dei semi, e perché il jack accompagna il re e la regina, questo articolo risponderà a queste e altre domande, esplorando la storia del mazzo standard di 52 carte.

L’origine delle carte da gioco cinesi

Dado in terracotta di Mohenjo-daro (Pakistan), 2500 –1900 a.C. Foto originale scattata all’Ashmolean Museum a Oxford da Zunkir, ritagliata. Fonte: Wikimedia Commons, licenza: Attribution-Share Alike 4.0 International.
Figura 2. Dado in terracotta di Mohenjo-daro (Pakistan), 2500 –1900 a.C.

Da tempi antichi, le persone hanno sempre apprezzato il divertimento, dimostrando così che, sotto questo aspetto, non siamo molto diversi dai nostri antenati. È stimolante riflettere sul fatto che durante le nostre serate di gioco, ripetiamo ancora gli stessi gesti dei nostri bis-bis-...-bisavoli, che tante generazioni fa in India hanno tirato il loro primo dado a sei facce (Figura 2), il più antico predecessore di una carta da gioco. I dadi hanno fatto la loro comparsa in Cina probabilmente già nel II secolo a.C., proprio in quel luogo dove, più di mille anni dopo, un creativo giocatore cinese ha combinato due dadi per creare una tessera del domino. Dopo aver stabilito la forma di questa tessera, è stata solo una questione di tempo prima che venisse realizzata con materiali cartacei, evolvendosi così nella forma di una carta da gioco1.

La più antica carta da gioco cinese di Turfan (Cina), ca. 1400 d.C.; attualmente al Museo Etnologico di Berlino. Fonte: Wikimedia Commons, licenza: pubblico dominio.
Figura 3. La più antica carta da gioco cinese di Turfan (Cina), ca. 1400 d.C.

Quando gli occidentali pensano alle carte da gioco, immaginano automaticamente che siano fatte di carta. Ma nei giochi cinesi, il materiale della “tessera” non era così importante. Molti giochi, inclusi i domino, potrebbero essere giocati con “tessere” fatte di osso, avorio o carta, che sono persino descritte con lo stesso termine in cinese moderno: pai (zhi pai invece significa “tessere di carta”)2. Tra i materiali utilizzati per produrre le “tessere” cinesi, la carta era uno dei più deperibili. Forse è per questo che la più antica tessera cinese fatta di carta (Figura 3), scoperta nel 1905 vicino a Turfan nella Cina nordoccidentale da un archeologo tedesco, Albert von Le Coq, per quanto se ne sappia, risale solo al 1400 d.C. circa3. Tuttavia, molti studiosi ritengono che le carte da gioco siano state inventate persino 500 anni prima, nel IX o X secolo4.

Ma è stato davvero così? La prova principale a sostegno di questa teoria è la descrizione di Xiu Ouyang del “gioco delle foglie” (葉子)5 della dinastia Tang del IX secolo. Xiu, uno storico del XI secolo, spiega che, all’epoca dei Tang, la forma più comune di un libro cinese era una pergamena. Tuttavia, questa forma diventava estremamente scomoda se bisognava utilizzarla come riferimento durante il gioco. Per evitare lunghe pause, durante le quali un giocatore srotolava l’intero rotolo per cercare le informazioni necessarie e poi lo arrotolava di nuovo, i cinesi hanno inventato una forma di testo di riferimento simile a un taccuino contemporaneo. Le sue pagine erano chiamate yèzi, cioè “foglie”6, e molti studiosi hanno interpretato questo termine come carte da gioco. Andrew Lo, tuttavia, non era d’accordo, suggerendo che il termine yèzi del IX secolo si riferisse solamente alle pagine di un libro di riferimento utilizzato nel gioco da tavolo noto come “il gioco delle foglie”. Sottolinea, inoltre, che la prima occorrenza del termine confermata e ancora utilizzata per “carte da gioco di carta”, zhi pai (紙牌), proviene da una causa del 1294 registrata nel Codice dinastico della Sacra Amministrazione della Grande Dinastia Yuan, terminato nel 13207. E proprio queste date ci avvicinano molto di più alla carta di Turfan del XIV secolo, piuttosto che alla presunta origine delle carte da gioco del IX secolo.

L’origine delle carte da gioco cinesi è oggetto di dibattito che si concentra sull’interpretazione del termine yèzi del periodo della dinastia Tang. Se il termine si riferisce alle “carte da gioco”, allora la loro invenzione risale al IX secolo. Ma se invece significa “pagine di libro”, allora possiamo far risalire la prima forma conosciuta di carte da gioco cinesi solo ai secoli XIII e XIV.

Le carte da gioco egiziane dei Mamelucchi

Frammento uno di una carta da gioco egiziane del Cairo (Egitto), inizio XIII secolo; attualmente al Dallas Museum of Art, Collezione Keir. © 2021 Dallas Museum of Art.Frammento due di una carta da gioco egiziane del Cairo (Egitto), inizio XIII secolo; attualmente al Dallas Museum of Art, Collezione Keir. © 2021 Dallas Museum of Art.
Figura 4. Due frammenti di carte da gioco egiziane del Cairo (Egitto), inizio XIII secolo.

Molto poco è sopravvissuto delle prime carte da gioco del mondo musulmano. La Collezione Keir, attualmente conservata al Dallas Museum of Art, custodisce due frammenti di carte numeriche il cui stile indica l’Egitto del XIII secolo. Le carte appartengono a un seme che può sembrare esotico a un giocatore che ha familiarità solo con le carte da gioco standard: il seme delle Coppe, simboleggiato da deliziosi calici (Figura 4)8. Tale raffigurazione ebbe origine nel corso di un tumultuoso periodo di cambiamenti di potere, quando, nel caos della settima crociata, ha avuto termine la dinastia che aveva governato l’Egitto – gli Ayyubidi. Nel 1250, il sultanato egiziano è passato nelle mani degli ex guerrieri schiavi degli Ayyubidi, i Mamelucchi, che hanno poi governato l’Egitto fino al 1517.

6 di denari, 10 di bastoni, 3 di coppe e 7 di spade dal mazzo dei Mamelucchi egiziani, XV secolo; attualmente conservate al Museo del Palazzo di Topkapı, Istanbul. Composizione originale di Countakeshi. Fonte: Wikimedia Commons, licenza: Attribution-Share Alike 4.0 International.
Figura 5. 6 di denari, 10 di bastoni, 3 di coppe e 7 di spade dal mazzo dei Mamelucchi egiziani, XV secolo.

Verso la fine del regno, il sultanato mamelucco ha prodotto il mazzo di carte da gioco arabe meglio conservato che esista ancora oggi. Le cosiddette “carte mamelucche” sono datate XV secolo, sebbene includano cinque carte che potrebbero essere di data precedente o successiva9. Le carte (Figura 5), che si trovano al Museo del Palazzo di Topkapı di Istanbul, hanno suscitato l’interesse di numerosi storici. Secondo alcuni di loro, queste carte rappresentano un possibile collegamento tra le carte da gioco cinesi ed europee a causa delle loro somiglianze con entrambe le tipologie. Il mazzo di Topkapı, in origine, era composto da 52 carte (di cui solo 48 sono sopravvissute) divise in quattro semi: denari, bastoni, coppe e spade. Ogni seme aveva dieci carte numeriche e tre carte di corte: il re (malik), il viceré (nā’ib mālik) e il secondo viceré (thānī nā’ib)10.

Uno dei mazzi cinesi, le cosiddette “carte moneta”, che è stato descritto per la prima volta nel XV secolo, aveva anche quattro semi (ma, a differenza delle carte arabe, non includeva le carte di corte): monete (dette anche Cash, cioè le monete cinesi con il buco al centro), stringhe di monete, miriadi di stringhe e decine di miriadi (Figura 6)11. Alcuni autori ipotizzano che i Mamelucchi possano aver reinterpretato i simboli dei semi cinesi per creare il proprio set12.

“Carte moneta” cinesi, XIX secolo; attualmente al British Museum. Licenza: Creative Commons Attribution-NonCommercial-ShareAlike 4.0 International (CC BY-NC-SA 4.0). © The Trustees of the British Museum.
Figura 6. “Carte moneta” cinesi, XIX secolo.

Tuttavia, esistono due argomenti per sostenere il contrario:
1)Le carte mamelucche del XIII secolo appartenenti alla Collezione Keir sono 200 anni più vecchie degli esempi più antichi del loro presunto antenato cinese.
2)Sia il mazzo di Topkapı che i testi arabi dell’epoca si riferiscono a carte da gioco con il termine kanjifah preso in prestito dalla lingua persiana.

Pertanto, sembra molto probabile che le carte da gioco abbiano viaggiato dalla Cina alla Persia prima di entrare nel mondo dei parlanti di lingua araba13.

Gli arabi conoscono le carte da gioco almeno dal XIII secolo; tale è la data delle prime carte egiziane sopravvissute. Le carte da gioco arrivarono in Egitto dalla Persia e i Persiani derivarono le loro carte dal modello cinese.

Le prime carte da gioco europee

Il primo, seppur brevissimo, riferimento alle carte da gioco in Europa proviene da un rimario compilato in catalano dal poeta Jaume March nel 1371. Si tratta di una sola parola, naip, che è ancora usata in catalano per indicare le “carte da gioco”14 e che molto probabilmente deriva dall’arabo nā’ib (نَائِب), che significa “vice”. È interessante notare che nā’ib compare nei nomi di due carte di corte nel mazzo mamelucco di Topkapı: viceré (nā’ib mālik) e secondo viceré (thānī nā’ib). È facile immaginare che i catalani del XIV secolo abbiano usato per la prima volta questo termine arabo per riferirsi solo alle carte di corte e poi gradualmente abbiano iniziato ad applicarlo per parlare del gioco o delle carte in generale. Tuttavia, l’uso del termine nā’ib relativo alle carte nella Catalogna medievale ha due profonde implicazioni:
1)Gli europei devono aver adottato le carte da gioco dei popoli di lingua araba.
2)Il mondo arabo deve aver prodotto mazzi simili a quello di Topkapı già nel XIV secolo, sebbene non siano sopravvissute carte da gioco di questo periodo.

Una voce nella cronaca manoscritta conservata negli archivi viterbesi rivela che gli italiani del XIV secolo erano consapevoli della provenienza araba delle carte da gioco. Un cronista anonimo scrive: “Anno 1379 fu recato in Viterbo el gioco delle carti, che venne de Saracinia, e chiamasi tra loro Naib15.

Le più antiche carte europee della Catalogna, inizio XV secolo. Un foglio non tagliato e non colorato di carte di design arabo; attualmente conservato presso l’Institut Municipal d’Història di Barcellona. Ridisegnato da Karolina Juszczyk dopo l’illustrazione in “Carte da gioco moresche” di Simon Wintle.
Figura 7. Le più antiche carte europee della Catalogna, inizio XV secolo.

Quindi, gli europei hanno portato carte da gioco direttamente dall’Egitto mamelucco? Sembra più probabile che il punto di contatto fosse la penisola iberica16, che dall’VIII al XV secolo è stata sotto il dominio (gradualmente in decrescita) degli arabi, chiamati “Mori” dagli europei del tempo. La regione dell’Iberia, con i suoi legami stretti e di lunga data con il mondo arabo, era una porta naturale attraverso la quale ogni innovazione pratica e desiderabile entrava in Europa. Come le più antiche testimonianze testuali per le carte da gioco, anche le più antiche carte reali scoperte sul suolo europeo provengono dalla Catalogna: Simon Wintle, un appassionato di storia delle carte, le ha trovate tra le proprietà dell’Institut Municipal d’Història di Barcellona, dove giacevano da decenni, sconosciute a un pubblico più ampio. Si tratta di un foglio non tagliato di carte incolori degli inizi del XV secolo, realizzate nello stile arabo. Presenta simboli dei semi simili alle carte mamelucche: denari, bastoni, coppe e spade. L’originale, da cui il produttore ha copiato i simboli del seme, probabilmente raffigurava un tipo particolare di bastoni: i bastoni da polo. Tuttavia, a causa della mancanza di familiarità con il gioco del polo nel mondo cristiano, l’artigiano li ha riprodotti senza rendersi conto del loro vero significato (Figura 7)17.

Fante di denari da un mazzo “moresco” catalano, 1400–1420; attualmente conservato al Museo Fournier de Naipes, Álava (Spagna). Fonte: Wikimedia Commons, licenza: pubblico dominio.
Figura 8. Fante di denari da un mazzo “moresco” catalano, 1400–1420.

Una volta che i catalani e gli italiani si sono appassionati al “nuovo” gioco, le carte si sono diffuse a macchia d’olio in tutta l’Europa occidentale. Le fonti storiche menzionano per la prima volta le carte da gioco negli anni 1370 a Firenze e Siena (Italia), Parigi (Francia), Basilea (Svizzera) e nella provincia del Brabante (Belgio), e il numero di riferimenti si moltiplica nei due decenni successivi18. Gli europei iniziarono quasi immediatamente a produrre le loro carte, sperimentando design e composizioni di mazzi e sviluppando gradualmente i sistemi di semi regionali noti ancora oggi. Il primo è stato il sistema latino (usato in Spagna, Portogallo e Italia)19, di cui un primo esempio è un altro mazzo “moresco” catalano, datato 1400–1420 e conservato al Museo Fournier de Naipes di Álava, in Spagna (Figura 8). Questo mazzo mantiene i simboli dei semi arabi: denari, coppe, bastoni e spade. Inoltre, mostra figure umane in diverse posizioni: in piedi, sedute o a cavallo, ciò è in contrasto con le carte da gioco di Topkapı. Quelle non raffiguravano il re, il viceré e il secondo viceré come figure umane, ma li identificavano solo attraverso le iscrizioni. La rappresentazione visiva delle persone è stata una pietra miliare nella storia delle carte da gioco, segnando il passaggio dal design originariamente arabo al mazzo standard ampiamente utilizzato oggi.

Le carte da gioco sono giunte in Europa prima del 1370 dal mondo arabo attraverso la Spagna. Il mazzo latino è stato il primo sistema di carte europeo originale. Ha conservato i simboli dei semi arabi (sostituendo solo la mazza da polo con il bastone), ma ha introdotto figure umane sulle carte da gioco.

Storia delle carte da gioco moderne: il sistema francese

La nostra storia ora si avvicina rapidamente al suo culmine: la creazione del modello angloamericano, che ha fatto una carriera mondiale. Le sue origini risalgono alle carte francesi create nel XV secolo. A differenza della poco documentata storia delle carte da gioco nelle epoche precedenti, l’Europa del XV secolo ci ha lasciato una ricchezza di prove testuali e materiali. È degno di nota che molte delle carte da gioco di questo periodo che conosciamo oggi, sono pervenute a noi perché erano difettose o usurate, e quindi sono state riciclate e utilizzate per rinforzare le rilegature dei libri20. Queste scoperte aggiungono un ulteriore incentivo per esplorare i volumi antichi!

Un foglio non tagliato di carte con i semi spagnoli, 1574. Originariamente pubblicato al Museo español de antigüedades, vol. 3, 1874. Fonte: Wikimedia Commons, licenza: pubblico dominio.
Figura 9. Un foglio non tagliato di carte con i semi spagnoli, 1574.

Nel XV secolo, l’Europa è stata teatro della nascita di numerosi mazzi di carte regionali, tra cui quello spagnolo, tedesco e francese. Li analizzeremo uno per uno.

La creazione del mazzo spagnolo si deve ai francesi. Per la maggior parte del XV secolo, gli artigiani francesi producevano carte con il seme latino per il mercato spagnolo, apportando a poco a poco alcune modifiche al mazzo latino. Nel 1460, avevano semplificato il disegno delle carte e sostituito i re tradizionalmente seduti con quelli in piedi21. Alla fine, hanno creato quello che ora è noto come le carte in stile spagnolo:
simboli dei semi conservati dal mazzo arabo (denari, bastoni, coppe e spade);
tre carte raffiguranti membri della corte reale medievale: un re in piedi, un cavaliere a cavallo e un “servo” o un “giovane uomo” in piedi (fante);
nove carte numeriche: da 1 a 9;
un totale di 48 carte in un mazzo (Figura 9)22.

Fante maggiore (Ober) delle anatre da un mazzo venatorio di Stoccarda, 1429; attualmente conservato al Landesmuseum Württemberg (Museo di Stato del Württemberg), Stoccarda (Germania). Licenza: Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0). © Landesmuseum Württemberg, Stuttgart.
Figura 10. Fante maggiore (Ober) delle anatre da un mazzo venatorio di Stoccarda, 1429.
Fante minore (Unter) delle ghiande da un mazzo di carte tedesco, ca. 1540–1560; attualmente conservato al Landesmuseum Württemberg (Museo di Stato del Württemberg), Stoccarda (Germania). Licenza: Creative Commons Attribution-NonCommercial-ShareAlike 4.0 International (CC BY-NC-SA 4.0). © Deutsches Spielkartenmuseum, Leinfelden-Echterdingen.
Figura 11. Fante minore (Unter) delle ghiande da un mazzo di carte tedesco, ca. 1540–1560.

Più o meno nello stesso periodo (ca. 1460), dopo diversi decenni di sperimentazione con vari mazzi e simboli dei semi (tra i più popolari, quelli legati alla caccia; Figura 10), i tedeschi hanno finalmente stabilito il proprio mazzo standard. Hanno adottato simboli rappresentanti semi distinti da quelli utilizzati nel latino e, di conseguenza, anche diversi da quelli arabi: foglie, cuori, ghiande e campanelli23. Tuttavia, in sintonia con l’originale latino e, precedentemente, con l’arabo, il sistema tedesco includeva ancora tre carte di corte maschili: il re e due fanti, noti come l’Ober (fante maggiore) e l’Unter (fante minore) (Figura 11). Ciascuna delle figure reggeva tra le mani il proprio segno, inoltre i fanti si caratterizzavano per il gesto di puntare le mani verso l’alto (nell’Ober) o verso il basso (nell’Unter). Il mazzo conteneva 48 carte, differenziandosi dagli spagnoli per l’inclusione della carta numero dieci, al posto della carta numero uno (l’asso)24. I mazzi spagnoli e tedeschi hanno mantenuto una forma relativamente invariata nelle rispettive regioni fino ai giorni nostri, rappresentando le superstiti delle prime carte da gioco europee25.

Evoluzione dei segni dal sistema tedesco a quello francese. Disegno di Karolina Juszczyk con l’utilizzo di immagini realizzate da Infanf: Foglie, Ghiande, Campanelli e Cuori, disponibili tramite Wikimedia Commons (pubblico dominio).
Figura 12. Evoluzione dei segni dal sistema tedesco a quello francese.
Un foglio non tagliato di carte da gioco con semi francesi, stampato a Rouen da Valery Faucil ca. 1516; attualmente al British Museum. Licenza: Creative Commons Attribution-NonCommercial-ShareAlike 4.0 International (CC BY-NC-SA 4.0). © The Trustees of the British Museum.
Figura 13. Un foglio non tagliato di carte da gioco con semi francesi, stampato a Rouen da Valery Faucil ca. 1516.

Infine, entro il 1480, i francesi erano pronti a sviluppare il proprio mazzo, con l’intenzione di produrre carte il più rapidamente ed economicamente possibile. La loro esperienza con i simboli spagnoli ha dimostrato che erano troppo complicati da disegnare e colorare con gli stencil, il metodo preferito dell’epoca per illustrare le carte. Pertanto, i francesi hanno adottato i simboli dei semi tedeschi, ma ne hanno standardizzato la forma, le dimensioni e i colori. Le foglie sono diventate picche, le ghiande si sono convertite in trifogli detti fiori, i campanelli, in qualche modo, sono stati rimodellati assumendo la forma di quadri e i cuori sono rimaste invariate (Figura 12). Il re in piedi, che i produttori francesi avevano inventato per gli spagnoli, e il fante andavano bene così com’erano. Tuttavia, il cavaliere a cavallo era troppo complesso da riprodurre. Allo stesso tempo, il tedesco Ober e Unter erano così simili che i giocatori non riuscivano a distinguerli a prima vista. Questo genere di problematiche con le figure maschili hanno aperto le porte alla realizzazione di una regina in piedi. Anche la regina era un’invenzione tedesca, ma era apparsa in mazzi alternativi con quattro carte di corte, come pari al re e superiore all’Ober e all’Unter. La figura femminile ha sostituito il cavaliere nei mazzi francesi, portando alla combinazione: re, regina e fante. I loro simboli dei semi fluttuavano semplicemente nell’aria (Figura 13) piuttosto che essere retti dai membri della corte come nelle illustrazioni precedenti.

Tutti questi cambiamenti hanno permesso ai produttori di carte francesi di tornare alla composizione originale di un mazzo arabo dipinto a mano: 52 carte con tre carte di corte e dieci carte numeriche per seme. I mazzi composti da 52 carte non erano sconosciuti nell’Europa medievale e del primo Rinascimento: infatti, l’unico mazzo completo del XV secolo sopravvissuto, il set Cloisters, è di questo tipo. Tuttavia, con l’avvento della stampa e in particolare della tecnica xilografica che utilizza le matrici incise nel legno, i produttori hanno iniziato a preferire mazzi di 48 carte. Queste matrici erano grandi timbri di legno con disegni in cartoncino intagliati su di essi. L’artigiano copriva questi timbri con inchiostro e li premeva su fogli di carta. In questo modo, era facile creare 24 carte da gioco su una matrice di legno rettangolare (in sei righe, quattro carte per riga), ma distribuire 26 carte era impossibile! Qualsiasi tentativo di stampare 52 carte da gioco avrebbe comportato una sovrapproduzione di venti pezzi superflui, aumentando inevitabilmente i costi di produzione. Inoltre, le diverse forme e dimensioni dei simboli dei semi richiedevano un maggior numero di stencil per colorare. In un colpo di genio, i francesi hanno limitato la stampa alle sole carte di corte: ce n’erano 12 per mazzo, che si adattavano perfettamente a una unica matrice di legno. La standardizzazione dei simboli dei semi ha eliminato la necessità di stampare le carte numeriche. A questo punto era possibile realizzarle semplicemente timbrando la carta con un singolo stencil. In questo modo, la produzione francese è diventata più rapida ed economica, rivoluzionando il mercato europeo delle carte da gioco26.

La maggior parte delle caratteristiche del moderno mazzo standard sono state introdotte dai produttori di carte francesi intorno al 1480: un mazzo di 52 carte, con i semi di picche (), fiori (), quadri () e cuori (), e la regina come una delle tre carte di corte. La ragione principale di queste innovazioni era l’ottimizzazione della produzione.

Le carte da gioco più popolari: modello angloamericano

Re di cuori da un mazzo di carte francese, prodotto a Rouen nel 1567 ca. Benham 1931, p. 28, fig. 59.
Figura 14. Re di cuori da un mazzo di carte francese, prodotto a Rouen nel 1567 ca.
Re di cuori da un mazzo di carte francese, prodotto in Inghilterra nel 1750 ca. Benham 1931, p. 28, fig. 60.
Figura 15. Re di cuori da un mazzo di carte francese, prodotto in Inghilterra nel 1750 ca.
Re di cuori angloamericano moderno.
Figura 16. Re di cuori angloamericano moderno.

Un moderno mazzo di 52 carte standardizzato inventato dai francesi aveva bisogno solo di poche modifiche finali per trasformarsi nelle carte da gioco utilizzate oggi nei giochi online e offline di tutto il mondo. Nel XV e XVI secolo, l’Inghilterra era uno dei mercati per carte con semi francesi prodotte nella città di Rouen, e sono stati proprio gli inglesi a trasformare il design delle carte entro il XVIII secolo. Il primo cambiamento è stato involontario. Con meno esperienza nel mestiere, la qualità del design è calata e alcuni dettagli introdotti dagli artisti francesi sono stati fraintesi e distorti27. Per cogliere queste differenze, basta confrontare il re di cuori, realizzato a Rouen intorno al 1567 (Figura 14), con il suo equivalente britannico realizzato intorno al 1750 (Figura 15). A parte il valore artistico di quest’ultimo, la figura non ha gambe e, invece di brandire un’ascia, sembra voler infilare una spada nella testa. Stranamente, il re di cuori fa ancora quest’azione nel mazzo di carte nello stile angloamericano del XXI secolo (Figura 16), per il quale si è guadagnato il soprannome di “Re suicida”.

La maggior parte delle innovazioni britanniche, tuttavia, è nata dalle esigenze pratiche dei giocatori di carte. A cavallo tra il XVIII e il XIX secolo, i produttori di carte britannici hanno iniziato lentamente a adottare una recente novità francese di carte reversibili (cioè, a doppia testa). I giocatori non avrebbero più dovuto girare le loro carte, il che rappresentava un clamoroso segnale per gli avversari28. Un altro problema per i giocatori è sempre stato il non poter vedere i valori delle carte quando si teneva in mano un ventaglio di carte. Ciò era dovuto alla mancanza di indici d’angolo. Sebbene gli indici costituiti da due elementi, il simbolo del seme e il rango, fossero noti in Europa dal XV secolo, è stato solo 400 anni dopo che sono stati collocati agli angoli delle carte. Il produttore di carte americano Cyrus W. Saladee ha introdotto gli indici d’angolo nel 1864 e i produttori di carte da gioco più influenti in Inghilterra, Goodall and Son, lo hanno fatto nel 187429. A Goodall and Son si devono anche i ben conosciuti tratti del volto dei membri della corte nel mazzo standard30.

Non è passato molto tempo prima che gli americani, guidati da Samuel Hart e dalla sua azienda, la New York Consolidated Card Co., superassero gli inglesi come principali produttori di carte. Hart ebbe l’idea di arrotondare gli angoli delle carte da gioco in modo che non si consumassero troppo rapidamente31. Nel 1864, ha osservato che l’abbreviazione Kn (dall’inglese Knave) per fante (che in pochi anni sarebbe arrivata all’indice degli angoli) era facilmente confusa con K (dall’inglese King) per il re. Ecco perché Hart ha avuto l’idea di sostituire l’abbreviazione Kn con la lettera J della parola inglese “jack”. Jack non era un termine nuovo per il fante, poiché era stato usato già nel XVII secolo nel gioco di carte All Fours, tuttavia all’epoca era considerato volgare. Entro il XIX secolo, però, il termine “jack” aveva perso la sua connotazione peggiorativa negli Stati Uniti ed era allora usato per riferirsi a un maschio generico, il che lo rendeva in qualche modo sinonimo del significato originale della parola “knave” – “ragazzo o giovane uomo”32.

Infine, Hart ha inventato anche un’altra carta famosa: il jolly33, tuttavia questa parte della storia va oltre il mazzo da 52 carte.

Nel XX secolo la tecnica xilografica era ormai obsoleta: le carte erano ora rivestite di plastica per rafforzarle. Rinfrescato dagli inglesi e dagli americani e prodotto su larga scala, il mazzo a semi francesi è partito alla conquista del mondo. L’incredibile popolarità del poker, del ramino e del bridge lo ha spinto a mettere da parte altri mazzi europei e asiatici ma, fortunatamente, non ha spazzato via questi mazzi tradizionali. In Cina, India, Spagna, Germania e molti altri Paesi si coltivano ancora giochi locali e disegni di carte unici.

Il moderno modello angloamericano di carte da gioco si è riunito nel XIX secolo attraverso le innovazioni dei produttori di carte britannici e americani. Sulla base delle carte con semi francesi, hanno introdotto un disegno a doppia testa e angoli arrotondati con gli indici, oltre a cambiare il nome della carta di corte più bassa, il fante, da Knave (Kn) a Jack (J).

Note

  1. ^ Wilkinson 1895, pp. 67 e 77; Needham 1962, pp. 328–331.
  2. ^ Dummett 1980, p. 35.
  3. ^ Dummett 1980, p. 38.
  4. ^ Ad es., Needham 1962, p. 329; Dummett 1980, p. 34.
  5. ^ Ringrazio Adrian Kędzior per avermi aiutato con le fonti cinesi.
  6. ^ https://www.gutenberg.org/cache/epub/25431/pg25431.html.
  7. ^ Lo 2000, p. 403 e 406.
  8. ^ Dummett 1980, p. 40 nota 22, p. 41.
  9. ^ Dummett and Abu-Deeb 1973, p. 107.
  10. ^ Dummett and Abu-Deeb 1973, pp. 107–108 e 112; Dummett 1980, p. 39.
  11. ^ https://en.wikipedia.org/wiki/Chinese_playing_cards#Money-suited_cards.
  12. ^ https://en.wikipedia.org/wiki/Playing_card_suit#Origin_and_development_of_the_Latin_suits.
  13. ^ Dummett 1980, pp. 43–44 e 57–64.
  14. ^ Denning 1996, p. 14.
  15. ^ Dummett and Abu-Deeb 1973, pp. 113–114.
  16. ^ Denning 1996, p. 16.
  17. ^ https://www.wopc.co.uk/spain/moorish/moorish-playing-cards.
  18. ^ Dummett 1980, p. 10; Denning 1996, p. 16.
  19. ^ Dummett 1980, pp. 16–17.
  20. ^ Dummett 1980, p. 13.
  21. ^ Dummett 1980, pp. 22–23.
  22. ^ Dummett 1980, pp. 5–7.
  23. ^ Dummett 1980, pp. 16 e 22.
  24. ^ Dummett 1980, pp. 5–8.
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Bibliografia

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Figure

  1. Le moderne carte da gioco standard: il re e il 6 di fiori.
  2. Dado in terracotta di Mohenjo-daro (Pakistan), 2500 –1900 a.C. Foto originale scattata all’Ashmolean Museum a Oxford da Zunkir, ritagliata. Fonte: Wikimedia Commons, licenza: Attribution-Share Alike 4.0 International.
  3. La più antica carta da gioco cinese di Turfan (Cina), ca. 1400 d.C.; attualmente al Museo Etnologico di Berlino. Fonte: Wikimedia Commons, licenza: pubblico dominio.
  4. Due frammenti di carte da gioco egiziane del Cairo (Egitto), inizio XIII secolo; attualmente al Dallas Museum of Art, Collezione Keir. © 2021, Dallas Museum of Art, oggetti K.1.2014.1132 e K.1.2014.1133.
  5. 6 di denari, 10 di bastoni, 3 di coppe e 7 di spade dal mazzo dei Mamelucchi egiziani, XV secolo; attualmente conservate al Museo del Palazzo di Topkapı, Istanbul. Composizione originale di Countakeshi. Fonte: Wikimedia Commons, licenza: Attribution-Share Alike 4.0 International.
  6. “Carte moneta” cinesi, XIX secolo; attualmente al British Museum. Licenza: Creative Commons Attribution-NonCommercial-ShareAlike 4.0 International (CC BY-NC-SA 4.0). © The Trustees of the British Museum.
  7. Le più antiche carte europee della Catalogna, inizio XV secolo. Un foglio non tagliato e non colorato di carte di design arabo; attualmente conservato presso l’Institut Municipal d’Història di Barcellona. Ridisegnato da Karolina Juszczyk dopo l’illustrazione in “Carte da gioco moresche” di Simon Wintle.
  8. Fante di denari da un mazzo “moresco” catalano, 1400–1420; attualmente conservato al Museo Fournier de Naipes, Álava (Spagna). Fonte: Wikimedia Commons, licenza: pubblico dominio.
  9. Un foglio non tagliato di carte con i semi spagnoli, 1574. Originariamente pubblicato al Museo español de antigüedades, vol. 3, 1874. Fonte: Wikimedia Commons, licenza: pubblico dominio.
  10. Fante maggiore (Ober) delle anatre da un mazzo venatorio di Stoccarda, 1429; attualmente conservato al Landesmuseum Württemberg (Museo di Stato del Württemberg), Stoccarda (Germania). Licenza: Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0). © Landesmuseum Württemberg, Stuttgart.
  11. Fante minore (Unter) delle ghiande da un mazzo di carte tedesco, ca. 1540–1560; attualmente conservato al Landesmuseum Württemberg (Museo di Stato del Württemberg), Stoccarda (Germania). Licenza: Creative Commons Attribution-NonCommercial-ShareAlike 4.0 International (CC BY-NC-SA 4.0). © Deutsches Spielkartenmuseum, Leinfelden-Echterdingen.
  12. Evoluzione dei segni dal sistema tedesco a quello francese. Disegno di Karolina Juszczyk con l’utilizzo di immagini realizzate da Infanf: Foglie, Ghiande, Campanelli e Cuori, disponibili tramite Wikimedia Commons (pubblico dominio).
  13. Un foglio non tagliato di carte da gioco con semi francesi, stampato a Rouen da Valery Faucil ca. 1516; attualmente al British Museum. Licenza: Creative Commons Attribution-NonCommercial-ShareAlike 4.0 International (CC BY-NC-SA 4.0). © The Trustees of the British Museum.
  14. Re di cuori da un mazzo di carte francese, prodotto a Rouen nel 1567 ca. Benham 1931, p. 28, fig. 59.
  15. Re di cuori da un mazzo di carte francese, prodotto in Inghilterra nel 1750 ca. Benham 1931, p. 28, fig. 60.
  16. Re di cuori angloamericano moderno.